Fulvio Tassi
La ferita del tatuaggio e il mito postmoderno dell’autocreazione:
distruzione onnipotente vs. incorporazione simbolica
12 Ott 2024 | 9.00 – 13.00
Il seminario si terrà sulla piattaforma Zoom. Prima del seminario saranno inviate agli iscritti le credenziali per connettersi. Suggeriamo di scaricare l’applicazione e creare un account in modo da facilitare la connessione.
Presentazione
“Dietro i tuoi pensieri e sentimenti, fratello, sta un possente sovrano, un saggio ignoto che si chiama Sé. Abita nel tuo corpo, è il tuo corpo” (Nietzsche. Così parlò Zarathustra). Il tatuaggio incide sul senso del Sé-corpo per due sue qualità intrinseche: è sulla pelle, che è la madre del Sé; implica sangue e dolore, che sono le esperienze prototipiche di ogni nascita e rinascita.
Nel mondo arcaico il tatuaggio è parte dei comportamenti religiosi, assicurando il Sé a modelli identitari tribali che lo trascendono. Nel mondo postmoderno, con la morte di Dio, delle Metanarrazioni e dell’Inconscio Collettivo, il processo di individuazione soffre dell’incertezza dell’autocreazione e dell’”autotrascendenza”. “Chi può mai essere così coraggioso, audace o matto da affermare di avere il potere di creare se stesso nella forma di un essere che è al di là di sé, da ritenere di essere il depositario di un’attività divina? (Jung, Lo Zarathustra di Nietzsche).
Nel funambolico scenario del Sé postmoderno, il potere creazionale del tatuaggio può essere giocato lungo due diverse direttive, che oppongono: immaginazione attiva vs. fantasia ad occhi aperti; limitazione vs. estensione del cambiamento della pelle naturale, e che originano due diverse tipologie di tatuaggio: “Interiore” vs “Grandioso”.
Il potere creazionale del tatuaggio, nelle sue diverse declinazioni, si offre come ambito di studio attuale delle “perturbanti fluidità tra maschile e femminile” che inquietano i “corpi in transizione”.
Per informazioni e iscrizioni contattare la Segreteria dell’AIPA.